❓Massimiliano Smeriglio, Assessore alla Cultura di Roma, già Europarlamentare, l’attacco degli USA all’Iran rende ancora più immanente la prospettiva di un conflitto mondiale.
🎙️La pace attraverso la forza, espandendo a dismisura l’idea strumentale della cosiddetta guerra preventiva. Un obbrobrio di categoria che tutto giustifica. Questa la dottrina, trainata da Netanyahu e Trump a seguire, tramite la quale gli americani hanno bombardato i siti nucleari, utilizzando una potenza bellica mai vista prima.
Devastazione, rischio di escalation, supremazia militare mondiale incontrastata da un lato.
Dall’altro il dominio della comunicazione capace di agire come deterrenza verso l’Iran certamente, ma soprattutto Russia e Cina.
Stiamo in un cambio di fase storica brutale, in cui la politica vuole dimostrare di contare ancora con l’utilizzo di uno dei pochi monopoli rimasti nelle sue mani, l’apparato militare, peraltro costosissimo.
Le ragioni di questo azzardo sono di carattere globale ma anche di politica interna, di interessi economici specifici ma anche di comunicazione, egemonia nel controllo del discorso pubblico sulle piattaforme social.
Un occidente, con poco da dire sul piano del progresso e della civiltà, che mostra i muscoli per stoppare l’accumulo di tecnologie di guerra nel campo che occidente non è.
In entrambi i casi vigono forme autoritarie, patriarcali, poggiate sul predominio dell’economia o della religione.
Nessuna delle azioni occidentali in corso si pone il problema di dare una sponda al movimento iraniano che ha attraversato quel Paese al grido di “donna vita libertà”.
Piuttosto la questione è ridimensionare, umiliare, le mire internazionali degli Ayatollah e poi trattare. Perché in fondo gli autocrati si trovano e somigliano in tutto il mondo.
Tutti uomini piuttosto attempati.
Lo hanno fatto con i talebani, possono farlo ovunque.
Altro che valori occidentali.
In questa faglia di guerra che uccide e comunicazione che racconta la morte tra elite occidentale e elite di ciò che occidente non è manca una visione globale popolare della sinistra politica, sociale e intellettuale.
Senza un nuovo paradigma, senza una visione di insieme,noi, la sinistra, rischiamo di soccombere sotto il peso della forza delle destre reazionarie che sono la parte e il tutto di questa guerra civile mondiale a puntate.
Dove i civili, gli innocenti, i bambini, non contano niente. Noi possiamo costruire una contro narrazione se la smettiamo di fare il tifo, se la smettiamo di introiettare la logica amico nemico e ripartiamo dalla centralità delle vittime e le potenzialità di una società e relazioni disarmate.
Disertando lo schema che ci viene proposto. In questo senso il dialogo con i cattolici appare indispensabile.
❓Il Medio Oriente è in fiamme. La polveriera è esplosa. Da Gaza all’Iran è guerra totale. E in Italia si continua a disquisire se quello messo in atto da Israele a Gaza è un “genocidio”.
Le immagini che arrivano da Gaza sono terrificanti, non solo i civili, i bambini che continuano a morire tutti i giorni sotto le bombe, ma la sistematica scelta di affamare e assetare la popolazione, sbattuta tutti i giorni da una parte all’altra della Striscia.
Le responsabilità del governo israeliano di volere questo scempio quotidiano sono clamorose.
David Grossman parla della guerra personale di Netanyahu che ha trasformato Israele in un incubo.
“Quello che sta accadendo ora è il prezzo concreto che Israele sta pagando per essere stato sedotto per anni da una leadership corrotta che lo ha fatto precipitare di male in peggio: che ha eroso le sue istituzioni di diritto e giustizia. Il suo esercito, il suo sistema educativo; che era disposto a metterlo in pericolo esistenziale per tenere il suo primo ministro fuori dal carcere. Vedo anche un profondo senso di tradimento”, questo scrive Grossman.
Così come continuano ad essere ignobili le complicità e i silenzi del consesso internazionale degli Stati, Italia compresa.
Nessuno di noi avrebbe immaginato di dover assistere inermi a questa barbarie.
L’impotenza produce angoscia tra chi sa che l’unica strada è il cessate il fuoco e il negoziato.
A Gaza non muore solo il popolo palestinese, ma la credibilità dell’occidente e il diritto internazionale.
La forza è tornata ad essere l’unico linguaggio delle potenze militari, la forza e il suprematismo. Come durante la fase coloniale dell’ottocento. Dove diventa difficile capire la differenza tra lo Stato di diritto e le organizzazioni terroristiche.
Non si può rispondere alla mattanza di Hamas del 7 ottobre, a quel progrom, con la rappresaglia indiscriminata verso gli inermi, migliaia e migliaia di persone. Nessuno cerca più il primato etico e morale ma solo la supremazia militare.
Un disastro delle democrazie, il crepuscolo del nostro mondo, il ritorno degli Stati guerrieri, la simbologia dell’operazione carri di Gedeone non poteva essere più esplicita.
Una fusione tra fanatismo teologico e guerra tecnologica in nome del guerriero biblico che vinse contro i Madianiti solo ed esclusivamente nel nome di Dio selezionando una piccola elite contro un grande esercito.
❓”Israele sta facendo il lavoro sporco per noi”: così il cancelliere tedesco Merz al G7.
🎙️No Israele sta praticando l’idea millenaristica della Grande Israele, le responsabilità sono tutte le governo Netanyahu, degli estremisti religiosi che lo compongono, del razzismo esplicito dei coloni che hanno mutato la composizione sociale e culturale della democrazia israeliana praticando tutti i giorni violenza indiscriminata in Cisgiordania.
Noi, l’occidente stiamo seminando campi sterminati di odio che prima o dopo ci torneranno addosso tanto è il livello di ingiustizia che promuoviamo e organizziamo. L’imperatore Giustiniano, con il Corpus Iuris Civilis, ha messo al centro il primato della legge come strumento fondamentale per l’ordine imperiale costruito con la oggettivizzazione della norma e il consenso.
Era il 534 D.C., ed era Imperatore incontrastato. Tuttavia si poneva la questione della centralità della legge.
Oggi, dopo 1500 anni, sembra tornato il tempo del far west e dei fuorilegge internazionali. Una situazione che fa paura. Come se, con la fine delle ideologie si fosse consumata la funzione connessa all’interesse generale delle elitéal potere.
Della funzione storica delle classi. Con la supremazia del mercato brutale interessi pubblici e privati si mischiano senza più vergogna né vincoli, scoprendo tutta la fragilità sociale e sostanziale delle democrazie. Il governo come comitato d’affari torna in tutta la sua potenza.
Vale per Bibi, vale per Trump, Putin, per gli Ayatollah, per gli oligarchi russi e americani, vale per Musk e il suo dominio dell’algoritmo.
❓L’Europa si mobilita e continua a sostenere militarmente l’Ucraina, mentre per Israele neanche una sanzione. Siamo alla reiterazione della politica dei due pesi, due misure?
🎙️Siamo oltre al doppio standard. Stiamo al suicidio politico dell’Europa che inevitabilmente rinculerà sempre più verso il nazionalismo di ogni singolo Stato. La verità è che l’Unione ha fallito il suo obiettivo di autonomia e indipendenza. Oggi non ha, purtroppo, nessun ruolo positivo, diplomatico, negoziale, in nessuno degli scenari di guerra. Nessuno.
Con il governo tedesco, alle prese, nel silenzio generalizzato, con un massiccio riarmo e una posizione sul dramma palestinese scandalosa. Senza una riforma radicale del modello di governance spostando poteri veri a livelli europeo l’Europa continuerà ad essere una espressione geografica a traino degli interessi atlantici. Poco altro. E lo dico con rammarico da europeista convinto.
❓Per legittimare la mattanza di Gaza, Netanyahu ha brandito il diritto di difesa. Per attaccare l’Iran, quello dell’azione preventiva.
🎙️Il premier israeliano è un uomo spregiudicato che mischia interessi privati e interessi nazionali più e peggio di altri. Ad occhio finché ci saranno guerre ed emergenze la sua carriera durerà. Poi dovrà rispondere a tribunali internazionali e anche a quelli della magistratura israeliana.
Come abbiamo detto la guerra preventiva è un obbrobrio di categoria, vuol dire che qualsiasi dubbio, fuori da qualsivoglia diritto internazionale, giustifica l’intervento militare.
Quando i cinesi decideranno di applicare questa dottrina a Taiwan non so quale saranno le posizioni occidentali.
O quello che vale per noi non vale per gli altri?
Ora con il coinvolgimento diretto Usa siamo a un nuovo salto di scala. Così dopo aver contribuito alla distruzione, occupato Afganistan e Iraq per poi abbandonare le donne e gli uomini di quei Paesi al loro destino, che nel caso afgano significa i talebani, si apprestano a fare altrettanto in Iran.
❓Da Roma a Bruxelles, la “diplomazia dei popoli” ha riempito il vuoto della diplomazia degli Stati: i 300mila di Roma, del 7 giugno, la grande partecipazione, sempre a Roma, alla manifestazione di sabato scorso, gli oltre 100mila di Bruxelles, le tante manifestazioni in Italia con la Palestina nel cuore. La speranza è nelle piazze?
🎙️Le piazze, come quella di sabato, riempiono il cuore, dimostrano che esiste una parte consistente della popolazionepronta a mobilitarsi e battersi per la dignità della dimensione umana contro la follia della guerra, della economia di guerra, della stampa di guerra, degli inquinanti di guerra, degli stupri etnici.
Ma serve la politica. Presidiare i luoghi della rappresentanza, ridare dignità al parlamento. Le democrazie autoritarie hanno annichilito il ruolo della dialettica parlamentare. Chi vince prende tutto. E agisce d’imperio. Da qui lo sgomento e l’impotenza tra gli uomini e le donne di buona volontà.
Che pur mobilitandosi vivono con angoscia questa impossibilità di incidere, trasformando la loro battaglia in dimensione etica proprio perché ostaggio della incapacità dellapolitica di incidere.
Una vera e propria frustrazione collettiva.
Tornare a dare forza e sovranità alla democrazia, tenere insieme agenda sociale, economica, civile, umanitaria, pacifista per cercare una nuova connessione di popolo contro i gangster guerrafondai e gli apprendisti stregoni.
C’è una classe dirigente che gioca con il fuoco, danzando sul baratro della terza guerra mondiale a tappe. Dobbiamo fermarli, battendoli soprattutto sul piano della egemonia che esercitano verso i ceti popolari. Vanno battuti nel cuore delle contraddizioni e delle fatichedella nostra società.
Con un progetto di alternativa che sappia accendere i cuori, mobilitare le anime, soprattutto quelle belle.
Una alleanza che non sia solo la sommatoria delle forze politiche già in campo, perché rischiano di non bastare.
Serve visione e lungimiranza. Serve generosità e la capacità di elaborare un progetto fortemente e organicamente anti autoritario: pacifista, internazionalista, garantista, femminista, ecologista, europeista, municipalista, socialista.
E, in questo senso, c’è tantissimo ancora da fare.