Vincono i sindaci. Ora difendiamo le città.
Una mia intervista su il manifesto
Buona lettura!
Massimiliano Smeriglio, Assessore alla Cultura della Capitale, sull’esito delle regionali, il municipalismo e il potere dei colossi del web.
Quando incontrerò il Ceo di AirBnb gli dirò che è importante parlare di overtourism, visto che la città è uno degli obiettivi del capitalismo predone
Nella crisi della rappresentanza, lo dimostra il voto alle regionali, emerge il protagonismo dei sindaci.
Ciò tuttavia incontra una contraddizione: da tempo le amministrazioni non riescono a bilanciare il peso delle piattaforme digitali e la loro capacità di disegnare le nostre città.
Ne parliamo con Massimiliano Smeriglio, assessore alle politiche culturali di Roma e animatore di Sinistra Civica Ecologista Roma.
«Con un buon programma di cambiamento, soprattutto sulla sanità, ottimi candidati candidate presidenti e coalizioni plurali si può vincere – dice Smeriglio – Ma se sul piano locale siamo tornati competitivi, su quello nazionale c’è ancora da fare: a oggi non esiste una coalizione progressista compatta con programmi, regole d’ingaggio e meccanismi partecipativi chiari. La destra resta forte perché è fornisce la percezione di identità e protezione a larghe fette della popolazione. Tutto effimero, finto, ma maledettamente efficace».
In Emilia Romagna e Umbria vincono Michele De Pascale e Stefania Proietti, sindaci rispettivamente di Ravenna e Assisi.
Con Marco Bucci in Liguria i sindaci che hanno vinto sono tre. Nel disincanto e nella crisi della rappresentanza chi presidia i territori mantiene credibilità e capacità di relazione. Sarebbe importante aggregare, nello sforzo di costruire la coalizione nazionale, i leader di queste esperienze: Sala, il neopresidente Anci Manfredi, Gualtieri, Todde, Zedda, Lepore, Proietti e tanti altri e altre. Se alcuni laboratori politici e sociali cittadini e regionali funzionano dobbiamo chiedere loro di dare una mano sul livello nazionale che sin qui non ha fatto grandi passi in avanti. La partecipazione è in crisi ma il radicamento paga? Una parte della popolazione non crede più in nulla, neanche nel voto. Si muove tra disillusione, rancore, paura e solitudine estrema. Tra quelli che votano conta ancora, e per fortuna, il contatto diretto, la possibilità di incontrare qualche rappresentante o qualche circolo di una forza politica, o costruire opzioni collettive di vita, socialità, lavoro. Per questo il Pd regge e si rafforza, grazie alla leadership di Schlein e la presenza radicata soprattutto in alcuni territori. Per il medesimo motivo le altre forze progressiste perdono, rispetto al voto d’opinione delle europee, una montagna di voti. Alcune fino ai due terzi, altre la metà. In termini di voti assoluti un campanello d’allarme su cui riflettere. Social, comparsate tv e comunicazione just in time, sono utili ma non risolvono la questione di come organizzare forze politiche robuste e durature.
Cosa occorre, dunque?
I partiti e i movimenti politici sono due cose: una cultura politica forte, una condivisione della lettura del mondo, dunque una identità ideologicamente connotata, e un insediamento territoriale vero, fatto di luoghi, militanti, presidi e presenze istituzionali. Senza ideologia e comunità militante non c’è trasformazione sociale ma solo rappresentanza e, quando va bene, supplenza istituzionale. Il tutto per non cadere nei due errori opposti, velleitarismo e subalternità.
Il municipalismo riconnette la politica alla società in mezzo al dilagare dell’astensionismo?
L’astensionismo è un problema gigantesco di tutto l’Occidente. Se la politica non nutre l’anima e non redistribuisce ricchezza è difficile immaginare una controtendenza. Se questo margine di cambiamento esiste l’astensionismo si riduce. E anche la forza della destra. A livello municipale questa faglia c’è ma è meno evidente che altrove. Tutto ciò presenta una contraddizione: le piattaforme digitali ridisegnano la composizione sociale dei nostri quartieri.
Lei il 26 novembre incontrerà il Ceo di AirBnb, cosa gli dirà?
Gli dirò che Roma e il Colosseo sono patrimonio dell’umanità. Che si possono fare e sono le benvenute azioni di mecenatismo ma senza chiedere nulla in cambio altrimenti non è più una elargizione liberale ma una pratica di mercato. Gli dirò che la loro idea è inopportuna e svilente per l’uso improprio che configura del patrimonio pubblico e dei beni archeologici e museali. Conservare, restaurare, aprire alla popolazione in maniera equa e aperta a tutti sono le direttrici su cui lavoriamo per far fruire della grande bellezza senza determinare distinzioni di classe. Gli dirò anche che sarebbe importante parlare di overtourism magari partendo dalle esperienze di altre città nel mondo.
A cosa si riferisce?
Barcellona ha annunciato il blocco totale degli affitti brevi entro il 2029, Firenze ha proposto un regolamento per fermare le licenze nel centro storico, New York ha introdotto la local law che ha fatto scendere l’offerta da 22.500 a 3.227, Berlino ha vietato del tutto gli affitti brevi, Parigi ha aumentato a dismisura i controlli, Vienna sta ragionando su di un tetto massimo di notti anno. Anche di questo vorrei discutere, visto che la città è uno degli obiettivi del capitalismo predone.
Né il Colosseo né il centro storico di Roma si devono trasformare in un gigantesco parco a tema per turisti, senza più abitanti.
Una bella battaglia di sinistra.